Venti anni di lotte e resistenza

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Eduin Mauricio viene dalla Colombia, dal Cauca. È un leader indigeno, da anni impegnato nella difesa dei diritti collettivi del popolo Nasa, che lotta contro l’impunità e denuncia le violenze perpetrate dalle forze di sicurezza e dai gruppi paramilitari. Lo scorso mese – in un incontro organizzato a Verona dai referenti locali della rete In Difesa Di – abbiamo ascoltato la preziosa testimonianza di Eduin, che vive in uno dei Paesi con il più alto tasso di violenza contro chi difende i diritti umani. In Colombia infatti la pace tanto annunciata non è mai arrivata, e si registrano sempre più omicidi di difensori dei diritti umani e leader indigeni. Arséne viene dalla Repubblica Democratica del Congo, è un avvocato e difensore dei diritti umani. Per alcuni mesi, ha trovato rifugio temporaneo in Olanda grazie al programma Shelter Cities. Nahomi viene dall’Honduras, la terra di Berta Caceres, Paese che registra un drammatico livello di repressione e omicidi di difensori dei diritti umani. Per alcuni mesi, Nahomi è stata accolta nei Paesi Baschi, attraverso il programma di temporary relocation di CEAR-Euskadi. A novembre Arsène e Nahomi sono stati ospiti del nodo trentino della rete In Difesa Di, che ha organizzato una settimana di iniziative e corsi di formazione su come accogliere ed accompagnare difensori e difensore che per un periodo di tempo devono lasciare il loro Paese. Trento è stata la prima città italiana ad approvare una mozione per sostenere i difensori e le difensore dei diritti umani e a sviluppare un programma di “shelter cities” (città rifugio), seguita poi da Asiago, Rubano e Noventa Padovana. Oggi 10 dicembre anche il Consiglio Comunale di Padova discuterà una mozione sui difensori, grazie al lavoro del nodo locale della rete In difesa Di. Stiamo lavorando e lavoreremo affinché altre città seguano l’esempio, a partire da Milano dove già opera un nodo della rete, a Bologna dove a breve se ne costituirà uno grazie alla collaborazione con Human Rights Nights, a Palermo, e a Firenze. Monica e Fernanda vengono da Rio de Janeiro. Monica è un’attivista LGBT e compagna di Marielle Franco, difensora dei diritti umani e consigliera comunale che si batteva per i diritti delle comunità più emarginate, dei discendenti afroamericani, la comunità LGBT, gli abitanti delle favelas, le vittime della violenza della polizia. Marielle è stata assassinata a marzo, in un agguato mentre viaggiava in macchina. Con lei c’era la sua assistente e giornalista Fernanda, sopravvissuta all’attacco, che a giugno abbiamo ospitato a Roma in occasione di un seminario organizzato dalla rete al Senato. L’8 dicembre Monica e Fernanda sono state ospiti della fiera Più Libri più Liberi a Roma, in un evento co-organizzato con la rete In Difesa Di. Nella precedente edizione, avevamo ospitato il fratello di Santiago Maldonado, l’attivista che si batteva per i diritti del popolo Mapuche in Argentina e assassinato durante una protesta. A Cracovia, ai margini dei lavori della Conferenza ONU sul Clima, abbiamo incontrato Marta Lempart, attivista per i diritti delle donne, che subisce assieme alle sue compagne il peso di politiche repressive e delle minacce dei gruppi di estrema destra e integralisti che in Polonia si muovono liberamente anche grazie alla compiacenza del governo. Joan Carling è filippina, attivista indigena, di recente insignita di un prestigioso riconoscimento delle Nazioni Unite per il suo impegno per i diritti umani, dei popoli indigeni e dell’ambiente. Abbiamo incontrato anche lei a Katowice, dove si trovava per seguire i negoziati sul clima. Joan è sulla lista nera del presidente Duterte, e se ritornasse nelle Filippine rischierebbe di essere nuovamente arrestata. Ivonne Ramos e Salomé Aranda sono due difensore dell’Ecuador, che si battono per i popoli indigeni dell’Amazzonia ecuadoriana e contro l’estrattivismo, per proteggere il proprio territorio e la propria cultura. A dicembre sono venute a trovarci a Roma e hanno partecipato a una serie di iniziative coordinate da A Sud Onlus, associazione che fa parte della rete. Oggi sono in Salento, a incontrare attiviste e attivisti del movimento No Tap, per condividere esperienze e strategie, e creare un ponte tra comunità in lotta contro l’estrattivismo. Un altro caso di cui ci stiamo occupando da vicino è quello di German Graciano, della Comunità di Pace di San José de Apartadò, sostenendo il lavoro di associazioni come Operazione Colomba che accompagna la Comunità di Pace in loco. German rischia il carcere a causa del suo prezioso lavoro in difesa dei diritti umani. Un tribunale lo sta processando per le accuse di diffamazione rivolte contro di lui dalla Brigata XVII dell’esercito colombiano. German aveva infatti denunciato – a livello nazionale e internazionale – la presenza di gruppi paramilitari nel territorio della Comunità e la totale inefficienza e collusione dell’esercito. Eduin, Arsene, Nohemi, Monica, Fernanda, Marta, Joan, Ivonne, Salomé, e German sono persone che si espongono, si impegnano per difendere i diritti umani, e per questo rischiano la loro stessa vita. La rete In Difesa Di – Per i Diritti Umani e chi li difende – ha deciso di ricordare i 20 anni dalla Dichiarazione ONU sui Difensori e le Difensore dei diritti umani e i 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani offrendo loro la possibilità di far sentire la propria voce, di condividere idee e strategie comuni per lottare insieme e meglio per la difesa dei diritti umani. In tutto il mondo, sono sempre di più infatti i movimenti, le associazioni e le persone che si dedicano a difendere i diritti umani, e crescono le connessioni e la solidarietà a livello internazionale. Il fatto stesso che i difensori e le difensore siano sotto attacco, e che si assiste a una drammatica restrizione degli spazi di iniziativa a livello globale, significa che ci troviamo di fronte a una crisi della democrazia che deve preoccupare tutti noi. Ma significa anche che a fronte di questa involuzione aumenta la capacità di mobilitazione dal basso, di movimenti, associazioni, e singoli individui, uomini e donne. Sono contesti ormai comuni in ogni parte del mondo, certamente ad intensità e con connotazioni diverse ma rispondenti ad una stessa matrice. È pertanto urgente accompagnare un rilancio delle iniziative per la difesa e la protezione dei difensori dei diritti umani con un riesame critico della cornice di riferimento, dei modelli di intervento e delle forme di solidarietà. Il 9 dicembre si celebra la giornata internazionale dei difensori e le difensore dei diritti umani e il 10 la giornata mondiale per i diritti umani. E la rete “In Difesa Di – Per i diritti umani e chi li difende” celebra il suo secondo anniversario offrendo spazio, amplificando la voce di chi difende i diritti di tutti e di tutte. E guardando avanti, con un occhio attento a quel che accade anche nel nostro Paese. Il movimento No TAP in Salento, gli attivisti e le ONG che aiutano i migranti e che li soccorrono in mare, le donne che si battono contro la violenza di genere, gli attivisti LGBTI, i giornalisti che denunciano mafie e corruzione: anche in Italia gli esempi di difensori e difensore di diritti umani criminalizzati o delegittimati non mancano. Con molti di loro già stiamo lavorando, con altri lavoreremo in futuro. Gli ultimi dati del rapporto sullo stato della società civile globale di Civicus ci dicono di una restrizione degli spazi di agibilità anche nel nostro Paese. Per questo sosteniamo l’iniziativa lanciata da ARCI ed altre organizzazioni italiane, molte delle quali aderenti a In Difesa Di, per chiedere ai governi di rispettare il ruolo e riconoscere l’importanza delle attività delle organizzazioni della società civile. Nel 2019, la rete In Difesa Di continuerà dunque il lavoro con difensori e difensore dei diritti umani qui e altrove, e promuoverà lo sviluppo di ponti tra chi difende i diritti in Italia e chi lo fa nel resto del mondo con il progetto delle “città rifugio”. La rete intende avviare un piano pilota di città-rifugio dove ospitare temporaneamente (per un periodo dai 3 ai 6 mesi) difensori e difensore dei diritti umani a rischio. Questo lavoro va di pari passo con l’uso degli altri strumenti a nostra disposizione, lavorando con le rappresentanze diplomatiche italiane e chiedendo conto dell’attuazione del Piano Nazionale d’Azione su Imprese e Diritti Umani per quando concerne la tutela dei difensori dei diritti umani, l’accompagnamento dei corpi civili di pace e degli operatori delle Ong italiane, il supporto al lavoro dei Relatori Speciali dell’ONU attraverso le nostre rappresentanze al Consiglio ONU sui Diritti Umani. L’Italia infatti siederà nel Consiglio per i prossimi tre anni con l’impegno (diventato – grazie al nostro impulso – politica di Stato) di sostenere i difensori dei diritti umani. Un impegno importante del quale chiederemo conto sia a livello internazionale che in occasione della Revisione Periodica della situazione dei diritti umani in Italia che il Consiglio ONU svolgerà proprio il prossimo anno. A luta continua!