La difesa dei difensori nel Piano d’Azione Nazionale su imprese e diritti umani

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L’attacco ai difensori dei diritti umani è un’emergenza globale: i dati più recenti di Global Witness mostrano che il 2017 si avvia ad essere l’anno più sanguinoso in termini di uccisioni di difensori della terra e dell’ambiente. Oltre 150 casi già registrati ad ottobre di quest’anno, oltre la metà leader di comunità indigene. Secondo i dati raccolti dal Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani Michel Forst, nel 2015-2016 sono stati documentati almeno 450 attacchi, il 25% dei quali sono collegati a imprese di nazionalità cinese, canadese, statunitense. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, nel contesto di una restrizione crescente degli spazi di agibilità per le organizzazioni non-governative a livello globale. La principale modalità di attacco è la criminalizzazione, seguita da omicidi, intimidazioni, diffamazione, e minacce. La maggior parte dei casi (52%) si riscontra in America Latina, e si tratta in genere di attacchi imputabili a imprese che sfruttano la terra e le risorse naturali (con maxi-progetti come miniere, oleodotti, gasdotti, grandi piantagioni intensive, o impianti idroelettrici) ma sono stati registrati casi anche connessi al settore informatico, finanziario e dell’abbigliamento. Particolarmente vulnerabili sono le donne difensore dei diritti umani, e per questo ci dovrebbe essere un maggiore impegno per la loro protezione nel Piano di Azione Donne Pace e Sicurezza adottato dal CIDU. Alla vigilia delle celebrazioni del 20esimo anniversario della Dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani nel 2018, riteniamo che il nostro paese debba assumere un ruolo importante a livello internazionale per rafforzare gli strumenti a disposizione per la protezione dei difensori dei diritti umani. Il Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale si sta adoperando per rafforzare la capacità di applicazione delle guidelines UE ed OSCE sui difensori dei diritti umani. In questo contesto il rafforzamento del contributo del PAN alla tutela dei difensori e difensore e delle loro organizzazioni o comunità può essere visto come parte di un pacchetto coerente ed omogeneo di impegni che il nostro paese potrà offrire proprio come contributo fattivo all’applicazione più stringente e concreta della Dichiarazione ONU nel 2018, assieme ad altri impegni specifici, ad esempio da parte degli enti locali. Ad oggi solo 4 PAN fanno riferimento ai difensori dei diritti umani: quello inglese prevede modalità di sostegno alla società civile, ed altri alla consultazione con difensori e difensore ed altri stakeholder, mentre quello canadese riconosce il ruolo delle imprese canadesi nel rispettare i difensori e difensore. Già in occasione del seminario di presentazione del Piano di Azione lo scorso marzo, la rete In Difesa Di aveva sostenuto le raccomandazioni fatte dal gruppo di lavoro della società civile su imprese e diritti umani e da Amnesty International, e aveva formulato alcune proposte su come rafforzare la componente relativa ai difensori e difensore dei diritti umani, riaffermando il nostro sostegno a un trattato vincolante su imprese e diritti umani. In quell’occasione avevamo apprezzato i riferimenti al coinvolgimento e collaborazione dei difensori e difensore nell’implementazione e monitoraggio del piano, sottolineando l’urgenza di riconoscere un impegno chiaro alla protezione degli difensori e difensore, ed immaginando una serie di elementi che permettano di andare più in dettaglio nelle misure che l’Italia intende adottare. A maggio di quest’anno – il Relatore Speciale ONU Michel Forst è venuto in visita accademica in Italia su invito della rete – anche per raccogliere elementi per il suo prossimo rapporto  su “Business and Human Rights Defenders” – e ha incontrato il CIDU e alcune rappresentanze di categoria oltre le organizzazioni della società civile. Nel suo rapporto finale presentato alle Nazioni Unite Michel  Forst denuncia la mancanza di responsabilizzazione e l’aumento degli attacchi ai difensori dei diritti umani da parte degli stati e di attori non statuali e sottolinea l’urgenza di nuovi approcci per affrontare la situazione e dell’adozione di misure reattive e proattive.  Una delle sfide principali per chi difende i diritti umani a livello locale è proprio rappresentata dagli interessi delle imprese.  Già nel suo rapporto precedente sugli “Environmental Human Rights Defenders”,  Forst ha espresso preoccupazione riguardo la complicità di imprese e attori del settore privato in vari casi di violazione dei diritti dei difensori dei diritti umani e delle comunità, riaffermando la responsabilità delle imprese di rispettare tutte le leggi applicabili ed i diritti umani. Per questo la comunità internazionale dovrà intensificare gli sforzi per la prevenzione degli attacchi, la gestione e risoluzione pacifica dei conflitti, anche attraverso l’adozione nei  PAN di modalità quali il Consenso Previo Libero Informato  e la creazione di meccanismi di “early warning”, ricorso e mediazione da  disegnare anche assieme ai difensori e difensore. A tal riguardo  il CIDU potrebbe immaginare – nel quadro del proprio focus sul terzo pilastro, ossia l’accesso a procedure di risarcimento (“access to remedy”)  – una modalità di consultazione diretta  con i difensori e difensore, secondo quanto già stabilito nel PAN. Nel suo rapporto Forst ricorda che la questione fondamentale dell’access to remedy rappresenti oggi una sfida centrale a causa dell’assenza di cornici normative, la difficoltà a quantificare l’entità del danno da risarcire, mentre i National Contact Points OSCE non dispongono di linee guide volte a assicurare la sicurezza di potenziali ricorrenti. Ricorda poi l’importanza del ruolo delle imprese madre che dovrebbero sostenere indagini imparziali d indipendenti sui casi presentati oltre all’obbligo di assicurare un ambiente “favorevole” per i difensori, impegnandosi a rispettare i diritti umani e a non pregiudicare o restringere il campo di azione dei difensori. Inoltre, proprio per assicurare un genuino accesso ai “remedies” le imprese dovranno rispettare il diritto dei difensori e difensore di esprimere le loro opinioni, dissentire, protestare o opporsi alle attività delle stesse, a non arrecare pregiudizio e ad impegnarsi esplicitamente nell’identificazione, mitigazione, e “remedy” riguardo gli impatti sui diritti umani. Nel suo rapporto Forst sottolinea come gli impegni delle imprese dovranno riguardare tutti i difensori, non solo quelli domiciliati nello Stato che abbia eventualmente adottato un Piano di Azione. Pertanto i riferimenti ai difensori e difensore contenuti nel PAN italiano devono intendersi per tutti i difensori e difensore, anche quelli in Paesi terzi prefigurando quindi una portata extraterritoriale del PAN stesso. Per quanto concerne l’access to remedy, il rapporto di Forst sottolinea come assai raramente le imprese si assumono le loro responsabilità, spesso rifiutando di collaborare nelle procedure di “grievance” giudiziali e non-giudiziali, o addirittura minacciando querele contro i ricorrenti. Tra le raccomandazioni formulate da Forst, che la rete condivide, ci sono le seguenti:
  • Adozione di misure legislative che prevedano una “due diligence” obbligatoria in materia di diritti umani, per le imprese e le loro consociate, subcontraenti e fornitori;
  • Assicurare piena partecipazione e Consenso Previo Libero ed Informato;
  • Nei Piani di Azione andrebbero specificate le conseguenze, in termini di sanzioni, per quelle imprese coinvolte o responsabili di attacchi contri i difensori;
  • Garantire la sicurezza dei ricorrenti.
Inoltre si dovrebbe verificare l’esistenza o meno di meccanismi di salvaguardia, volti a assicurare l’accesso al risarcimento per gli impatti negativi subiti dai difensori e difensore. Il PAN dovrebbe poi prevedere un meccanismo indipendente di ricorso (ad esempio il Compliance Advisory Ombudsman dell’International Finance Corporation), modalità di sostegno all’assistenza legale per gli difensori e difensore che volessero accedere alle procedure di “remedy”, tenendo conto delle possibili barriere linguistiche e culturali, ed anche affrontando la questione della criminalizzazione dei difensori e difensore. Per maggiori dettagli su come integrare la questione dei difensori e difensore dei diritti umani nei PAN rimandiamo alla pubblicazione “Human Rights Defenders in National Action Plans for Business and Human Rights”  a cura dell’International Service for Human Rights (ISHR) e della International Corporate Accountability Roundtable (ICAR). Riteniamo infine che per poter affrontare in maniera approfondita e partecipata questa ed alte questioni chiave per la buona riuscita del PAN debbano essere creati gruppi di lavoro tematici aperti al contributo di tutti gli stakeholder. Risorse utili UN report on the situation of human rights defenders August 2016: https://undocs.org/A/71/281 UN report on the situation of human rights defenders July 2017: https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N17/220/75/PDF/N1722075.pdf?OpenElement Global Witness – Defenders of the Earth: https://www.globalwitness.org/en/campaigns/environmental-activists/defenders-earth/   UN Report on environmental defenders – They spoke truth to power and were murdered in cold blood: https://www.protecting-defenders.org/sites/protecting-defenders.org/files/environmentaldefenders_0.pdf International Service for Human Rights and ICAR- Human Rights Defenders in National Action Plans (NAPs) on Business and Human Rights: https://www.ishr.ch/sites/default/files/documents/ishr_icar_hrds_in_naps_guidance_eng.pdf