Sono passati pochi mesi dalla firma dello storico accordo di pace tra governo colombiano e FARC, un accordo che – con l’eventuale conclusione positiva del negoziato con l’ELN – potrebbe aprire la strada a un futuro di pace per il popolo colombiano. Questa è la narrazione ufficiale, ma la realtà quotidiana parla d’altro: l’
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Colombia ha dichiarato che sono 64 i difensori e difensore per i diritti umani assassinati nel 2016. L’Istituto Internazionale per lo Sviluppo e la Pace (Indepaz) parla invece di
117 omicidi, e di 350 minacce, 46 attentati e 5 casi di sparizioni forzate. Una drammatica escalation di violenza, in un Paese già considerato tra i più pericolosi del mondo per chi si batte per la giustizia sociale e ambientale.
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Da più fonti emerge che la fine formale del conflitto armato tra Stato colombiano e guerriglia delle FARC non ha interrotto in alcun modo la spirale di violenza innescata dalle strutture neo-paramilitari presenti nel Paese. Al contrario, ha favorito l’avanzata di questi gruppi nelle zone “lasciate libere” dalle FARC.
Inoltre negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi nei confronti delle organizzazioni internazionali che accompagnano sul campo comunità rurali, leader sociali e difensori e difensore dei diritti umani. Alle minacce dirette da parte di gruppi neoparamilitari, spesso si aggiungono episodi di diffamazione e stigmatizzazione da parte delle Forze Armate, per screditare il loro lavoro.
Le richieste della rete In Difesa Di al governo italiano
Il governo italiano può e deve svolgere un ruolo di primo piano nella protezione e sostegno ai difensori e difensore dei diritti umani in Colombia, e ai volontari internazionali che li accompagnano. La rete In Difesa Di chiede al governo di intraprendere queste iniziative:
- Creare un “focal point” presso l’Ambasciata italiana a Bogotà che possa monitorare la situazione relativa ai difensori/e dei diritti umani, assicurando la cooperazione effettiva con il Ministero degli Affari Esteri e le ambasciate. Il “focal point” dovrà agire di concerto con le altre rappresentanze dell’Unione Europea, come previsto dagli orientamenti UE in materia; garantire massima accessibilità alle organizzazioni della società civile colombiana, ai difensori/e minacciati/e, e alle organizzazioni della società civile italiana che operano in loco assicurando loro massima protezione; e pianificare una serie di sopralluoghi e missioni congiunte con altre rappresentanze diplomatiche nelle zone a maggior rischio per i difensori/e.
- Sottolineare, in ogni occasione ufficiale e incontro con il governo colombiano, l’urgenza di affrontare con determinazione l’allarmante aggressione ai difensori/e dei diritti umani nel Paese, e assicurare l’attuazione degli impegni presi al riguardo nel quadro dell’accordo di pace tra governo colombiano e FARC.
- Proporre che nella discussione sullo scenario “post conflitto” vengano elaborati e definiti strumenti efficaci per frenare questa situazione, a partire dall’effettivo smantellamento di tutte le strutture paramilitari presenti nel Paese così come previsto al punto 3 degli Accordi di Pace;
- Come indicato nell’“Italian National Action Plan on Business and Human Rights”, che siano sollecitate le imprese italiane operanti nel Paese a rispettare e applicare le condizioni di tutela dei diritti ambientali e delle comunità presenti nei territori dove sono realizzati gli investimenti nonché dei difensori/e dei diritti umani.
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