Nelle situazioni più estreme e di maggior rischio, uno degli strumenti di protezione per i difensori/e dei diritti umani è la “temporary relocation”, la ricollocazione temporanea. Si tratta di una soluzione da considerarsi come “extrema ratio” e non sostitutiva degli impegni dei governi per la protezione di difensori/e in loco, come previsto dalle linee guida dell’Unione Europea.
In alcuni casi, tuttavia, la “temporary relocation” in un Paese terzo – se richiesta dal difensore o dalla difensora - è l’unica via disponibile per riuscire a salvare le loro vite e quelle della loro famiglia. Per questo sono nate reti e piattaforme che coinvolgono e mettono in contatto tra loro organizzazioni, associazioni, ministeri, ambasciate e governi locali. Uno degli obiettivi condivisi è quello di offrire le condizioni e le procedure adeguate per un’eventuale “temporary location” dei difensori e delle difensore sotto minaccia.
Scarica qui il dossier a cura di “In Difesa Di”: Esempi e buone pratiche d temporary relocation di difensori e difensore dei diritti umani
Per approfondire, leggi anche il manuale dell’Ong olandese Justice & Peace: How to set up a shelter city